
All’autore americano va riconosciuto probabilmente anche il merito di aver
ispirato Guido Buzzelli, del quale è nato da poco un nuovo sito ufficiale, per il
suo “Zil Zelub”, storia di un affermato violinista che, improvvisamente e senza
alcun motivo, perde il controllo del suo corpo e dei suoi arti che si muovono
indipendentemente da lui.
La stessa disavventura capita al protagonista di una tavola della serie di
“Sogni di un divoratore di crostini”, che ricalca lo schema delle tavole di
“Little Nemo”: il prot
agonista delle storie di Winsor McCay infatti si
risveglia nel suo letto dopo un un tormentoso sogno provocato da un indigesto
crostino al formaggio.
In una tavola in particolare la sventurata sognatrice s’immagina che il
marito sia a più riprese falciato da roboanti vetture a motore, vero e proprio
incubo dei passanti dell’inizio del secolo scorso, e che l’uomo perda i pezzi
del proprio corpo, fino al risveglio nel proprio letto.
Zil Zelub non è fortunato come il protagonista della tavola di McCay, la sua
disavventura infatti non è un incubo e risulta tanto più reale per il lettore
perché il violinista ha le stesse fattezze di Guido Buzzelli.
Il musicista tenta ogni rimedio possibile, dalla medicina alla magia, ma
resta inevitabilmente un essere repellente agli occhi degli altri, un reietto
emarginato per la sua infermità.

A decenni di distanza l’orrore per la disumanità ha sostituito la paura
delle automobili, una disumanità che non si limita allo stato fisico dell’uomo
che perde i pezzi, ma coinvolge anche la sua morale, facendogli compiere
l’ultimo passo verso la totale corruzione e trasformandolo in un essere
insensibile che con le sue macchinazioni travolge ogni cosa pur di ottenere il
suo scopo.
La lezione di Zil Zelub , anni dopo i sogni a fumetti di Winsor McCay,
andrebbe tenuta bene a mente per non correre il rischio di risvegliarsi in una
realtà da incubo.
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