domenica 31 gennaio 2016

Il Gatto del Rabbino di Joann Sfar

Cosa direbbe un gatto se potesse parlare? Dato il suo carattere autonomo e indipendente è probabile che non ci risparmierebbe quello stesso sguardo critico che ci riserva spesso in casa o per la strada.
Se poi si trattasse del gatto di un rabbino potete essere sicuri che non lesinerebbe al suo povero padrone coinvolgenti e sorprendenti conversazioni teologiche.
Il primo volume della serie “Le chat du Rabin” di Sfar, intitolato “La Bar-Mitsva”, realizza appieno questa possibilità, sogno, forse incubo, di ogni amante dei gatti.
La conquista della parola avviene in modo “naturalmente traumatico”: il gatto del rabbino mangia un noioso pappagallo ed acquisisce, diciamo così per “proprietà transitiva”, la capacità di parlare, nonostante il molesto volatile non emettesse che orrendi versacci.
Anche se il gatto del rabbino attribuisce al pappagallo la sua conquista del linguaggio, la subitanea manifestazione del dono della retorica, e della capacità di mentire ad essa collegata, non può che essere farina del suo sacco.
La retorica, arte essenziale nel giudaismo per le discussioni bibliche, consente al gatto di sostenere una difficile conversazione col maestro del suo rabbino.
Questi, rabbino a sua volta, inizialmente rifiuta di ammettere che il gatto possa accedere all’ebraismo, a causa dell’uccisione del pappagallo, tuttavia, esasperato dalle brillanti risposte del felino, suggerisce di annegarlo.
La stessa doppiezza è svelata nell’allievo più ligio del rabbino, che ostenta frande fedeltà alla Torah e riprende i suoi compagni per piccole manchevolezze, tuttavia è visto dal gatto mentre entra in una casa di tolleranza nella parte musulmana della città.
L’ipocrisia dell’ortodossia cieca, nelle parole del maestro rabbino e nelle azioni dell’allievo, è rivelata con arguzia come potrebbe fare solo un gatto.
Allo stesso tempo però il lettore è introdotto alla cultura ebraica, e ciò consente di abbattere l’ignoranza e i pregiudizi ad essa legati, e insegna ad accettare la diversità.
L'apprendimento e la valorizzazione di ciò che è diverso è reso ancora più forte dal fatto che il lettore, osservando le forme allungate e tremolanti delle figure di Sfar, ha l’impressione di vedere la realtà come se fosse il gatto, che in questo fumetto è il diverso per eccellenza.

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